Tipi di diete: pro e contro
Approfondiamo gli esempi di diete più comuni e il loro impatto in termini di CO₂, risorse consumate (suolo e acqua) ed effetti sulla salute.
Dieta carnivora (basata molto sulla carne)
Questa dieta prevede il consumo frequente di carne (una o più volte al giorno) e derivati.
La produzione di carne e latticini genera circa il 14,5% delle emissioni globali di gas serra.
Dal punto di vista etico è, tra tutte le tipologie di diete, la peggiore: all’anno vengono macellati circa 9 animali per ogni persona sulla Terra, animali considerati unicamente come fonte di reddito da una visione specista.
Se consideriamo la salute, infine, un consumo eccessivo di carni rosse o elaborate (affettati, insaccati) aumenta il rischio di sviluppare patologie cardio-vascolari.
Insomma, una dieta prevalentemente carnivora non fa bene né al pianeta né al nostro organismo!
Dieta mediterranea
Considerata una delle più bilanciate, la dieta mediterranea è onnivora e insieme ai vegetali e al pesce consente sia carne che derivati, ma in quantità moderate rispetto alla dieta carnivora: le carni incluse sono pollame, maiale, agnello e manzo.
Riducendo il consumo di carne e derivati è più salutare della carnivora, ma condivide con essa tutti i contro dal punto di vista etico. Permette, tuttavia, di risparmiare 3 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno.
Dieta flexitariana e ultra-flexitariana
Questa dieta è a un passo dalla scelta vegana: nella flexitariana, tre quarti del consumo di carne e latticini viene sostituito da alimenti di origine vegetale, mentre l’ultra-flexitariana è composta principalmente da alimenti di origine vegetale con un consumo estremamente moderato di carne e latticini. Esclude invece carne rossa e carni processate.
Chi sceglie queste diete ne guadagna in salute, ma ogni volta che si consumano (anche in minima parte) carni e derivati, il nostro impatto ambientale diventa meno sostenibile e l’aspetto etico non viene considerato.
Dieta pesco-vegetariana
Questo tipo di dieta contempla solo pesce, vegetali e derivati animali (uova, latticini).
La pesco-vegetariana è considerata un tipo di dieta salutare e meno impattante, ma bisogna comunque fare attenzione all’origine del pesce che si porta in tavola: il sistema di allevamento intensivo non si limita solo alla terraferma infatti, e alcune acque potrebbero essere contaminate da metalli pesanti.
Infine, per il consumo di pesce e derivati, anche questa dieta non si salva dal problema etico del mangiare animali.
Dieta vegetariana e vegana
La dieta vegetariana include i derivati animali come latte, formaggi, uova e miele. La dieta vegana invece è esclusivamente vegetale ed è un vero esempio di dieta sostenibile ed etica.
Dato che carne, pesce e latte sono fonti di vitamine e minerali essenziali, improvvisare una dieta vegana potrebbe portare ad avere carenze alimentari (soprattutto di vitamina B12). Ma legumi e vegetali sono ottime fonti alternative di proteine e nutrienti, con grandi potenzialità tutte da scoprire!
Per non parlare dei funghi, una vera e propria “carne vegetale”: possiedono infatti un netto valore nutrizionale per il loro contenuto in proteine (3,5-4 grammi ogni 100 g di alimento) più una buona dose di vitamine del complesso B, B12 e acido folico.
Chi fa una scelta veg per motivi etici, magari ama il gusto della carne ma è disposto o disposta a rinunciarvi per evitare la sofferenza di animali innocenti.
Essere vegani infatti non significa solo seguire un’alimentazione vegetale, ma anche rifiutare tutto ciò che riguarda lo sfruttamento animale: dall’abbigliamento (pelli, piume e pellicce) fino all’intrattenimento (zoo, carrozze turistiche, delfinari, circhi, corse, rodei e corride).
Sembra un controsenso, ma nella sua semplicità il vegetale è davvero il cibo del futuro.
I diversi impatti su suolo, acqua ed emissioni
Ogni dieta ha un suo impatto anche in termini di risorse idriche: una dieta vegetale produce circa metà del consumo di acqua di una dieta a base di carne, mentre per produrre anche un solo chilo di carne bovina ci vogliono circa 15.000 litri di acqua.
Anche alcuni vegetali sono dispendiosi in termini di acqua, per esempio mandorle e avocado: senza contare che, soprattutto l’avocado, viene spesso importato ed è quindi da considerare anche il trasporto nel bilancio del suo impatto.
Altrettanto importante per la salvaguardia del pianeta è considerare l’uso del suolo. Una riduzione del consumo di carne globale permetterebbe di recuperare anche grandi superfici di terreno.
Si potrebbero infatti ridurre le coltivazioni destinate all’alimentazione animale: la produzione di soia, ad esempio, per quasi l’80% è destinata al bestiame.
Ridurre la carne significa quindi riservare più terreni agricoli per l’alimentazione umana, meno deforestazione e una biodiversità più ricca e protetta.
Sprechi? No grazie!
Ogni volta che sprechiamo cibo, sprechiamo anche tutte le risorse impiegate per produrlo. Impara a conservare bene gli alimenti, così smetterai di buttarli via prima del tempo, e cimentati con nuove ricette per riutilizzare gli scarti!
Inoltre, quando fai la spesa non scartare frutta e verdura solo perché in forme o colori “fuori standard” e controlla bene la data di scadenza riportata sulle varie confezioni dei prodotti che acquisti: se c’è scritto “da consumare preferibilmente entro” può essere consumato in sicurezza anche poco dopo quella data!
Salute: qual è la dieta migliore per il nostro organismo?
Un buon bilanciamento sarebbe 80% alimenti vegetali e 20% alimenti di origine animale, con eccezione del pesce che andrebbe consumato anche 3 volte a settimana.
Anche se una dieta vegetale è generalmente più sana di una carnivora, non è la carne in sé a determinare un maggior rischio di malattie: è la modalità di allevamento degli animali che può compromettere la qualità nutrizionale della carne.
Le condizioni di vita negli allevamenti intensivi sono per gli animali fonte di grande stress fisico e psichico: gabbie così piccole da limitare quasi del tutto i movimenti, sovraffollamento e un rischio molto alto di sviluppare epidemie.
Inoltre, noi mangiamo ciò che mangia l’animale: negli allevamenti intensivi, il mangime utilizzato per nutrire e “ingrassare” gli animali può produrre sostanze aggressive per l’organismo umano.
Stesso discorso vale per i vegetali: mangiamo ciò che il vegetale assorbe, se il vegetale proviene da agricoltura intensiva sarà soprattutto l’intestino a farne le spese.
Meno fibre di qualità, più disordini intestinali
Un microbiota sano ed efficiente è vegetariano: mangiando sempre meno frutta, verdura, cereali interi e legumi, il nostro intestino è più soggetto ad ammalarsi e indebolirsi.
Come abbiamo visto, il modello intensivo riguarda anche l’agricoltura: il cibo coltivato con l’uso di molecole chimiche artificiali sta modificando la composizione, le funzioni e la biodiversità dei batteri intestinali.
Questo compromette non solo la salute fisica, ma anche quella psichica: non a caso, l’intestino è il nostro secondo cervello e dobbiamo considerare l’apparato gastrointestinale in una visione sistemica.
Mangiare vegetale è una scelta consapevole di medicina preventiva. Le molecole nutrienti contenute negli ortaggi freschi, di stagione e provenienti da coltivazioni biologiche, agricoltura rigenerativa o dal proprio orto domestico, hanno il potere di agire sul nostro patrimonio genetico, proteggendo l’integrità e le funzioni del nostro DNA.
Soprattutto quando proveniente da una spesa sostenibile, la verdura ha un ruolo decisivo per la nostra salute, a tutte le età: non è solo un contorno, ma un alimento vero e proprio!
Mangiare meno verdure significa incorrere in problemi di stitichezza. Mangiare grani moderni ricchi di glutine può voler dire sviluppare gluten sensitivity (lo stesso seitan, consumato da persone vegane e vegetariane, è un concentrato di glutine).
Dimensione etica: un aspetto poco considerato
Scegliere allevamenti locali e rispettosi del benessere animale, basta a eliminare il problema etico di mangiare carne e derivati?
Sicuramente è meglio che rifornirsi da allevamenti intensivi, ma no, non basta: l’unico modo è abbracciare la scelta veg e non mangiarne affatto, evitando l’abbattimento di miliardi di animali trattati e considerati come esseri inferiori.
Nella scelta vegana, tutti gli animali (e non solo quelli da compagnia) sono parte di un ecosistema in cui possono e devono vivere insieme a noi umani, non per noi umani.
Questa scelta spesso spaventa o viene vista come estrema, ma in realtà nutrienti e proteine che ci servono per stare in salute sono presenti anche nei vegetali (a volte in misura maggiore: 100g di lenticchie contengono circa 27g di proteine, 100g di carne ne contengono circa 18g), nei semi oleosi – ricchi di proteine vegetali ad alto valore biologico – o nei latti vegetali.
Detto questo, ogni persona resta libera di scegliere la propria dieta, ma è importante farlo in piena consapevolezza di tutto ciò che succede prima che quel cibo arrivi sullo scaffale del supermercato, di cosa succede dopo nel nostro intestino per smaltirlo e di tutte le risorse naturali impiegate per produrlo.
Benessere psicofisico: qual è la dieta che ci rende “più felici”?
I nostri ritmi sociali e lavorativi sempre più frenetici ci impediscono di dedicarci con cura e attenzione alla preparazione del cibo: così le salutari verdure ricche di fibre, a volte più impegnative in termini di tempo da cucinare, vengono presto sostituite da pasti pronti o più pratici e veloci da portare in tavola (come carne, formaggi e salumi).
Cibi industriali ricchi di zuccheri aggiunti e sale, infatti, non fanno parte dei cibi per il benessere psicofisico, ricchi invece di fibre e omega 3.
Qualunque dieta si scelga di seguire, la conoscenza è salute: sta a ogni persona prenderne consapevolezza e decidere se e come cambiare alimentazione, secondo la propria etica, il proprio stato di salute e il desiderio di apportare o meno un cambiamento concreto in grado di ridurre l’impatto ambientale.