Ogni volta che mangiamo, il cibo compie un lungo viaggio nel nostro corpo. Passando dalla bocca all’esofago e poi allo stomaco, viene progressivamente digerito e trasformato in un omogeneizzato (il chimo), che raggiunge l’intestino, dove può avere differenti sorti. Durante questo viaggio, lascia delle tracce su tutto il nostro apparato digerente, non solo condizionando il nostro metabolismo, ma influenzando anche le nostre emozioni e il nostro tono dell’umore. È chiaro, quindi, come il nostro apparato digerente sia strettamente connesso a tutto l’organismo. Sapevate, ad esempio, che l’intestino è il più grande “organo sensoriale” del corpo umano? Conosciamolo meglio.
Un lungo viaggio, dalla bocca al microbiota
Il sistema digerente
Quando mangiamo, introduciamo qualcosa di “esterno” nel nostro corpo, ovvero il cibo. Questo compie un viaggio lunghissimo nel nostro sistema digerente, che, pur essendo interno al nostro organismo, possiede una via d’ingresso e una via d’uscita, attraverso cui comunica direttamente con l’ambiente esterno.
Ecco, quindi, che la principale funzione del nostro sistema digerente consiste proprio nel trasferire all’interno del nostro organismo tutte le sostanze contenute in ciò che ingeriamo, ad esempio i nutrienti (zuccheri, grassi e proteine) o l’acqua, eliminando quel che invece viene riconosciuto come pericoloso.
Tutti gli organi che lo costituiscono lavorano insieme per raggiungere questo scopo e sono in stretta comunicazione con il nostro circolo sanguigno e il nostro metabolismo, con il sistema nervoso e quello immunitario. L’intestino, pertanto, va considerato in questo contesto allargato, non come una singola parte del sistema digerente ma come un nodo in una rete di relazioni che interessa tutto l’organismo.
Il viaggio del cibo: come raggiunge l'intestino?
La scelta del cibo che vogliamo mangiare rappresenta già la prima tappa di questo viaggio. Questa scelta è, infatti, influenzata dai nostri cinque sensi: rispondiamo a stimolazioni sensoriali consapevoli, che ci inducono a preferire dei cibi al posto di altri.
Una volta raggiunto lo stomaco, gli alimenti ingeriti vengono mescolati e digeriti attraverso quel processo che prende il nome di “digestione gastrica”.
Siamo nella seconda tappa del nostro viaggio: gli alimenti a questo punto sono trasformati in un omogeneizzato che prende il nome di chimo e che è costituito da molecole ancora complesse, che dovranno essere ulteriormente digerite. Per questo motivo il chimo raggiunge l’intestino tenue, dove si svolge un’ulteriore tappa: la “digestione enzimatica”, grazie alla quale le molecole di cibo vengono ulteriormente digerite in molecole più semplici, pronte per essere assorbite dall’intestino al sangue e per poter così raggiungere ogni cellula umana.
Il cibo che non viene digerito né assorbito, invece, continua il suo viaggio intestinale, fino a raggiungere il colon. Qui sono presenti miliardi di microrganismi, che costituiscono il microbiota e sono responsabili della “digestione biologica”, la tappa finale del cibo del nostro organismo prima della sua espulsione.
È evidente che si tratta di un viaggio lunghissimo, con tanti attori differenti coinvolti e altrettanti processi messi in atto. Tutto questo lavoro dell’intestino avviene senza che noi ce ne accorgiamo, poiché è svincolato dalla nostra volontà.
L’intestino: una visione sistemica
Conosciamo meglio il nostro intestino
L’intestino è contenuto nella parte bassa dell’addome, al di sotto dello stomaco, e occupa buona parte della cavità addominale. Si può suddividere in due grandi strutture: l’intestino tenue e l’intestino crasso.
L’intestino tenue ha un ruolo fondamentale nel completare la digestione delle sostanze nutritive e nel promuoverne l’assorbimento, fino al 90%. Può essere suddiviso a sua volta in tre regioni:
- Duodeno, il tratto più corto, in cui arriva il cibo già in buona parte digerito dallo stomaco (il “chimo”) e in cui si riversano tutte le secrezione del fegato e del pancreas, fondamentali per completare la digestione;
- Digiuno, la sede principale dell’assorbimento e della digestione intestinale;
- Ileo, un’area di passaggio che connette l’intestino tenue al tratto successivo, l’intestino crasso.
Tutti i prodotti della digestione dei carboidrati, delle proteine e dei grassi, così come la maggior parte dei minerali, delle vitamine e dell’acqua ingeriti, vengono assorbiti a livello dell’intestino tenue, dove vengono “riconosciuti” dalla mucosa intestinale e fatti passare nel circolo sanguigno.
Quel che rimane da questo assorbimento passa nell’intestino crasso, che è in continuità con l’ultimo tratto dell’intestino tenue e lo incornicia quasi completamente, con una forma che ricorda un ferro di cavallo. A sua volta, si suddivide in altre 3 regioni:
- Cieco, è la regione di passaggio tra intestino tenue e crasso. Qui iniziano ad accumularsi i materiali non assorbiti precedentemente;
- Colon, un lungo “tubo” che descrive ampie curve nel nostro addome e per questo è suddiviso in tratti differenti (ascendente, trasverso, discendente, sigmoide). A livello del colon si osserva un ulteriore assorbimento di nutrienti, sali e acqua, per cui al suo interno restano i residui non digeribili di cibo, sostanze di scarto e secrezioni intestinali. Questi materiali vengono compattati a livello del colon, così da costituire le nostre feci, e vengono immagazzinati;
- Retto, è l’ultima tappa del viaggio del cibo nel nostro apparato digerente: da qui vengono eliminate le feci e tutte le sostanze di scarto del processo digestivo.
È chiaro quindi che quando parliamo del nostro intestino, lo dobbiamo considerare come un organo complesso e strettamente legato a tutto il resto dell’organismo. Non è una semplice struttura di passaggio, ma è in grado di controllare il proprio contenuto, riconoscerlo e agire di conseguenza. Come è possibile?
La parete intestinale, per comunicare con l’esterno
A livello della parete intestinale si osserva un costante caos creativo: è l’interfaccia, la sede di contatto, tra le nostre cellule e le molecole provenienti dall’alimentazione, gli enzimi digestivi, i microrganismi, ecc.; è, infatti, quella parete che separa il mondo esterno dal mondo interno al corpo umano. Si rinnova continuamente, ogni 3-5 giorni, e svolge funzioni importantissime: produce enzimi o ormoni e permette l’assorbimento dei nutrienti. Per aumentare la sua superficie e di conseguenza la sua capacità d’assorbimento, presenta strutture eccezionali che prendono il nome di “villi intestinali”. Queste sono le porte dell’intestino, in quanto consentono il passaggio dei nutrienti dal lume intestinale al circolo sanguigno, oltre ad avere un ruolo anche nei processi digestivi.
Fondamentale per il funzionamento dei villi intestinali è il loro continuo rinnovamento. Per questo alla loro base esistono delle cripte, come delle “culle”, dove le cellule staminali si riproducono continuamente, facendo da cellule “madri” di altre cellule e promuovendo il costante rinnovamento della parete e dei villi intestinali.
Ma non finisce qui. La parete intestinale è costituita da diverse cellule, alcune molto particolari, tra cui le cellule enteroendocrine. “Entero”, perché enteriche, cioè tipiche dell’intestino, ed “endocrine”, in quanto capaci di rilasciare ormoni nel lume intestinale. Hanno, pertanto, un ruolo primario nella regolazione del metabolismo energetico, del senso di fame e della sazietà, nelle funzioni intestinali, nella regolazione del nervo vago e del cervello.
Queste cellule presenti nella mucosa intestinale sono come dei “sensori”, che consentono al nostro intestino di monitorare continuamente il suo contenuto. Lo fa in maniera involontaria: noi non ce ne accorgiamo!
L’intestino: un organo sensoriale
Possiamo definire l’intestino come il più grande organo di senso del corpo umano: noi non sappiamo tutto quel che avviene al suo interno ma le stimolazioni sensoriali sono attive! Le cellule entero endocrine, infatti, sono dei sensori “chimici”, che registrano sapori e odori e informano il cervello sulla qualità molecolare degli alimenti che abbiamo ingerito. Questo è possibile perché queste cellule hanno un rapporto stretto con i neuroni presenti a livello della mucosa intestinale, i veri e propri sensori del nostro intestino.
Ma non solo. Un’altra struttura ha un ruolo fondamentale: il nervo vago, il nervo più lungo del corpo umano. “Vaga” nell’organismo, collegando al cervello organi vitali come cuore, polmoni, reni, stomaco e intestino e portando con sé tutte le stimolazioni viscerali, interne al nostro organismo, di cui non abbiamo coscienza né conoscenza. Per questo motivo, il nervo vago è anche detto “sesto senso” del nostro organismo.
Nel lume intestinale, il nervo vago raccoglie le stimolazioni sensoriali date dal contenuto alimentare: riconosce, ad esempio, la quantità e la qualità dei carboidrati, delle proteine e dei grassi presenti; le trasmette poi al nostro cervello, che, grazie a regioni specifiche, le interpreta ed elabora delle risposte. Si tratta, quindi, di una comunicazione a due vie: il nervo vago invia delle stimolazioni e il cervello risponde.
Il cibo ha un ruolo cruciale in questa comunicazione. Durante tutto il suo viaggio nel sistema digerente e soprattutto nell’intestino, il cibo lascia il suo segno sulla parete intestinale, sul sistema nervoso intestinale (enterico) e sul nervo vago, condizionando così emozioni e tono dell’umore.
Asse microbiota intestino - cervello (mgb)
Microbiota o flora intestinale
Non l’abbiamo ancora presentato adeguatamente, ma protagonista dell’intestino è il suo microbiota, un insieme di batteri e microrganismi che vive in simbiosi con il nostro organismo.
Ha un ruolo fondamentale per la nostra salute e svolge diverse funzioni:
- contribuisce alla digestione dei nutrienti;
- sintetizza alcune sostanze essenziali per il nostro corpo (ad esempio la vitamina K);
- produce acidi grassi a catena corta, importanti per il nostro sistema immunitario e per l’integrità della parete intestinale;
- compete con altri microrganismi, che potrebbero risultare dannosi per il nostro organismo;
- è in grado di controllare il sistema immunitario intestinale, che rappresenta circa il 70% del nostro sistema immunitario.
Tutto questo è possibile perché il microbiota rielabora le molecole introdotte con la nostra alimentazione quotidiana e le trasforma in altre sostanze, in grado di condizionare la salute intestinale, metabolica e psichica.
Intestino, cervello e microbiota comunicano tra loro?
Le sostanze prodotte dalla flora intestinale possono stimolare le cellule enteroendocrine, i neuroni presenti a livello dell’intestino e il nervo vago, andando quindi ad influenzare emozioni, stati d’animo, tristezza o gioia.
Si crea così quello che viene comunemente indicato come asse microbiota – intestino – cervello (o MGB, dall’inglese Microbiota-Gut-Brain), cioè quel legame stretto e continuo che esiste tra questi distretti e che influenza tutto l’organismo.
È una parte essenziale del nostro corpo, che sfugge al nostro controllo cosciente ma che è in grado di condizionare il “colore” del nostro vivere. Non ne abbiamo percezione, ma quando mangiamo il cibo parla con il nostro organismo e questa comunicazione vitale determina il nostro profilo metabolico, ormonale, immunitario, nonché le reazioni del nostro sistema nervoso.
La salute intestinale
L’intestino non può essere considerato come una singola parte, ma come un organo complesso e sistemico, strettamente connesso a tutto l’organismo. È il fulcro del benessere, della salute fisica e psichica.
Alterazioni della parete intestinale, un microbiota aggressivo, stati infiammatori o altre problematiche possono generare una riduzione nella produzione di serotonina, la molecola della serenità, con effetti sul nostro umore: possono comparire stati ansiosi, depressione, disturbi dell’umore in generale. Un’alimentazione scorretta può, inoltre, avere effetti non solo sull’intestino, ma anche sul cuore e sul nostro metabolismo, a causa della mediazione del nervo vago.
Scegliere correttamente gli alimenti e adottare uno stile di vita sano permette di prendersi cura dell’intestino (e del nervo vago), mantenendolo in salute ed inviando stimoli positivi al nostro cervello. Perché il cibo, con le sue molecole alimentari, dialoga sì con il nostro intestino, ma allo stesso tempo modula la composizione del microbiota, influenza il metabolismo cellulare, il profilo ormonale, genico ed emotivo. Noi siamo ciò che mangiamo!